Combattere gli effetti del tempo sul nostro organismo

Effetti del "passare del tempo" sull'organismo

Alcuni degli effetti che l'invecchiamento induce "fisiologicamente" sull'organismo umano sono:

Sarcopenia: è la lenta e progressiva perdita della massa muscolare, inizia più o meno  dai 40 anni, il volume e la funzionalità muscolare diminuiscono nonchè la forza per cessata attività del motoneurone che porta impulsi al muscolo;

Sistema endocrino: nell'uomo dopo i 50 anni si assiste ad una diminuzione del testosterone e del pregnenolone nonchè del DEHA, le conseguenze vanno dalla diminuzione della libido e delle attività sessuali alla progressiva perdita della forza fisica; nella donna dopo la menopausa cade la produzione di progesterone, estrone ed estradiolo cause del'insorgenza dell'osteoporosi ecc.. si osservano cali degli ormoni tiroidei in entrambi i sessi con disordini metabolici e maggior accumulo adiposo in zona "addominale" per l'uomo e "sui fianchi" per la donna;

Apparato cardiocircolatorio: la frequenza cardiaca e la gittata sistolica si riducono, l'aorta (l'arteria più importante del nostro organismo) aumenta di spessore e diametro, perde di elasticità e si ha un ipertrofia del ventricolo sinistro, aumenta la pressione arteriosa, i vasi sanguigni diventano più rigidi e meno efficienti nel trasportare sangue ed ossigeno ai tessuti, tutto ciò si traduce in possibili patologie cardiache, vascolari, tissutali, cerebrali e quant'altro.

 

               E' davvero possibile allontanare gli effetti dell'invecchiamento?        

                         La risposta è ormai riconosciuta unanime dalla comunità scientifica come affermativa:

"si può mantenere un fisico in forma praticamente a qualunque età"

e l'attività fisica gioca un ruolo di primo piano nel rallentare l'orologio biologico

.. ovviamente affinchè questo avvenga occorre allenarsi correttamente, seguire esercizi di varia natura ma soprattutto essere seguiti da un vero professionista.

 

Effetti dell'attività fisica in età avanzata

Numerosi sono gli studi, alcuni datati nei primi anni del XX secolo, che rafforzano la comune opinione che l'attività fisica abbia favorevoli effetti sullo stato di salute. Anche se la longevità è stata associata a particolari corredi genetici(1), rimane centrale l'interazione tra individuo ed ambiente ed, in particolare, la relazione inversa tra mortalità ed attività fisica che numerosi studi hanno concordemente evidenziato(2,3).

 

Pertanto, possiamo affermare che l'attività fisica può costituire un utile supporto all'economia dell'organismo dell'anziano, teso all'adattamento biologico, psicologico e sociale e che, se da un lato il processo d'invecchiamento comporta alcune limitazioni nelle prestazioni funzionali, dall'altro tali limitazioni possono essere tanto più importanti quanto più il soggetto anziano è incapace di adattare queste sue prestazioni dinamiche all'ambiente che lo circonda.

In questa breve trattazione cercheremo non solo di chiarire i rapporti tra attività fisica, invecchiamento e malattie età-correlate, ma anche, per quanto possibile, di fornire indicazioni pratiche per un'attività fisica utile e accettabile anche dai soggetti più anziani.

Uno stile di vita caratterizzato da inattività fisica rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare. Il ruolo di tale fattore di rischio è anche supportato dall'osservazione che l'esercizio fisico ha favorevoli effetti nei riguardi delle malattie cardiovascolari. Nello studio condotto su ex-alunni del College di Harvard, Paffenbarger et al.(2) quantificarono le attività sportive di una ampia coorte di ex-alunni, valutando le informazioni tratte da questionari distribuiti anni prima. Lo studio dimostrò una riduzione del rischio di morte da ogni causa nei soggetti fisicamente attivi rispetto ai sedentari. 

Questa differenza era presente anche per quel che riguarda la morbilità coronarica e si manteneva anche dopo l'analisi multivariata dei possibili fattori confondenti, suggerendo che, negli uomini di media età e negli anziani, una moderata attività sportiva si associa alla riduzione del tasso di mortalità per ogni causa e per coronaropatia. Ulteriori informazioni possono essere tratte dal Longitudinal Study of Aging, condotto in ultrasettantenni, che conferma l'importanza di mantenere un buon livello di attività fisica in età avanzata, dimostrando una relazione inversa tra attività fisica e mortalità(3). 

Numerosi sono i possibili meccanismi attraverso cui l'attività fisica può esplicare i suoi effetti positivi sull' apparato cardiovascolare:

incremento dei circoli collaterali dell'albero coronarico;

influenza favorevole sulla coagulazione, sulla fibrinolisi e sull'adesività piastrinica;

modifiche in senso antiaterogeno del quadro lipidico;

riduzione della sensibilità cardiaca alle catecolamine e potenziamento dei meccanismi barocettoriali e della modulazione vagale;

modificazioni neuro-endocrine a vari livelli inclusa la riduzione dell'insulino-resistenza.

In uno studio recente Sunami et al.(4) hanno messo in evidenza che l'allenamento aerobico di moderata intensità, così come la durata totale dell'attività fisica, giocano un importante ruolo nel migliorare il profilo dell'HDL-colesterolo e delle sue sottofrazioni, nei soggetti anziani privi di evidente patologia cardiovascolare. Importanti sono anche le implicazioni di tipo ormonale dell'attività fisica, specie per quel che riguarda la risposta gluco-regolatrice. L'associazione inattività fisica-intolleranza al glucosio si riscontra tanto tra gli anziani che negli adulti di media età, mentre l'esercizio fisico è in grado di ridurre i livelli plasmatici di insulina e di aumentare quelli di glucagone(5).

E' noto che l'esercizio fisico ha un lieve effetto di riduzione dei valori della pressione arteriosa, sia sistolica che diastolica. Numerosi studi indicano che gli effetti più significativi dell'esercizio fisico sulla pressione arteriosa si rilevano in pazienti con ipertensione lieve o iniziale, in cui è possibile che l'attività fisica impedisca o rallenti l'evoluzione verso un'ipertensione arteriosa stabile e di grado più elevato. La diminuzione della frequenza cardiaca a riposo è di solito significativa nei soggetti allenati, è proporzionale alla durata del periodo di aumentata attività fisica ed è indice del miglioramento delle condizioni cardiovascolari. Un allenamento prolungato con esercizi di resistenza riduce la frequenza cardiaca a riposo che può raggiungere anche le 40-45 battute al minute. La risposta della frequenza cardiaca è proporzionale alla percentuale di lavoro massimale raggiunta. Pertanto la risposta della frequenza cardiaca rappresenta un indice adeguato per la valutazione dell'esercizio dinamico eseguito dal soggetto, indipendentemente dal grado di allenamento, e fornisce un'eccellente misura dello sforzo durante test ergometrico.

L'influenza dell'esercizio fisico sul sistema immunitario è oggetto di numerose ricerche anche in ambito geriatrico. È ben nota la ridotta resistenza alle infezioni nei soggetti sottoposti ad intenso allenamento fisico, dovuta probabilmente ad una riduzione dei livelli di immunoglobuline nelle mucose delle prime vie aeree(6). Woods et al.(7) hanno dimostrato recentemente, in uno studio randomizzato controllato, che 6 mesi di allenamento fisico aerobico moderato in ultrasessantacinquenni possono portare ad incrementi di alcuni indici di funzione immunitaria. Ampia condivisione esiste, inoltre, sul ruolo della attività motoria nella prevenzione delle fratture su base osteoporotica in donne in età post-menopausale(8). 

 

Bibliografia

1. Puca AA, Daly MJ, Brewster SJ, Matise TC, Barrett J, Shea-Drinkwater M, Kang S, Joyce E, Nicoli J, Benson E, Kunkel LM, Perls T. A genome-wide scan for linkage to human exceptional longevity identifies a locus on chromosome 4 Proc Natl Acad Sci USA 2001; 98:10505-8.

2. Paffenbarger RS, Lee IM. Intensity of physical activity related to incidence of hypertension and all-cause mortality: an epidemiological view. Blood Press Monit. 1997; 2:115-23.

3. Rakowski W, Mor V. The association of physical activity with mortality among older adults in the Longitudinal Study of Aging (1984-1988). J Gerontol Med Sci 1992; 47:M122-29.

4. Sunami Y, Motoyama M, Kinoshita F, Mizooka Y, Sueta K, Matsunaga A, Sasaki J, Tanaka H, Shindo M.. Effects of low-intensity aerobic training on the high-density lipoprotein cholesterol concentration in healthy elderly subjects. Metabolism 1999; 48 (suppl 8):984-8.

5. Felig P, Wahren J. Fuel homeostasis in exercise. N Engl J Med 1975; 293:1078-84). 

6. Tomasi TB, Trudeau FB, Czerwinski D, Erredge S. Immune parameters in athletes before and after strenuous exercise. J Clin Immunol 1982; 2 (suppl 3):173-8.

7. Woods JA, Ceddia MA, Wolters BW, Evans JK, Lu Q, McAuley E: Effects of 6 months of moderate aerobic exercise training on immune function in the elderly. Mech Ageing Dev 1999; 109 (suppl 1):1-19.

8. Glass TA, de Leon CM, Marottoli RA, Berkman LF. Population based study of social and productive activities as predictors of survival among elderly Americans. BMJ 1999; 319(7208):478-83.

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